Dall'altra parte del vetro: scopriamo i nostri redattori di Radio Radicale
MELTING - POT é un programma che ha come scopo, di aprire una finestra di tipo politico e socio-culturale sul mondo africano, luogo di antiche tradizioni e di diaspore dalle origini lontane, ed a volte con conflitti mai risolti. Oltre a questo, l'attenzione sarà rivolta anche agli incontri internazionali, sulle tematiche e problematiche non solo africane, ma anche del mondo.
- Questa rubrica di Mohamed BA, sarà arricchita con documenti audio e video relativi a convegni o servizi, interviste, notizie di agenzie e quanto altro possa servire a contribuire alla conoscenza, alla Ri-conoscenza e alla difesa delle espressioni culturali- universali.
- Un augurio di buona navigazione, nel approfondire la ricerca, nei "meandri" della antropologia culturale africana e occidentale. Ed ai "profani" l'augurio di scoprire l'altra faccia del Metissaggio culturale-Universale.
Di tanto in tanto, la stampa americana riprende coraggio e ritrova la sua integrità di una volta.
L’ “International Herald –Tribune”
del 9 giugno ha pubblicato nel suo editoriale degli estratti di un memorandum segreto della Casa Bianca, con questi pezzi scelti
Delle briciole per l’Africa
Il presidente Georges W. Bush ha saputo rimanere di una impassibilità notevole, quando ha preso la parola davanti ai microfoni con il Primo ministro britannico, Tony Blair, e ha detto al mondo intero che gli Stati- Uniti spenderanno 674 milioni di dollari in aiuto di urgenza all’Africa- una somma che il Congresso aveva già approvato per i paesi in stato di bisogno. Ecco tutto. Non un quattrino in più per comprare delle zanzariere specialmente trattate affinché aiutino a salvare delle migliaia di bambini in Sierra –Leone che muoiono ogni anno di malaria, allora che si può lottare contro questo flagello. Niente di più per formare e pagare dei maestri affinché dei giovani “Kenyani” di 11 anni possano andare a scuola. Nemmeno un centesimo di più per aiutare il Ghana a sviluppare dei programmi suscettibili per fare abbandonare la strada a numerosi giovani ragazzi […].
Secondo un sondaggio, la maggior parte degli Americani pensano che il loro paese consacra il 24% del budget ad aiutare i paesi poveri; in realtà, è meno dello 0,25%.
Secondo Jeffrey Sachs, economista dell’Università di Columbia in carica del progetto “onusiano” ( ONU- ndr) dello sviluppo per il millennio, il fatto che si pensi che l’aiuto americano a favore dell’Africa è una vera manna di sostituzione “di uno dei nostri grandi miti nazionali” […].
Non ci si sorprende di costatare che l’offerta di Bush sia stata accolta con disprezzo dal mondo intero. “Bush si oppone al piano del debito tra il Regno- Unito e l’Africa” intitolava in prima pagina su “AllAfrica news service”, basato a Johannesburg. “La carta di Blair: spingere ‘Bush l’imbarazzato’ a pagare”, scriveva dalla sua parte il “Sidney Morning Herald”.
L’Organizzazione atlantica e l’Unione europea portano il loro sostegno logistico al regolamento della crisi nel Darfur. Jean –Dominique Merchet, nel quotidiano francese Liberation del 27 maggio 2005, segnala che in fatto di cooperazione,si tratta piuttosto di competizione.
Nel Darfur, asta militare tra la Nato e l’UE
Dopo l’Afganistan, il Sudan.
La Nato allarga una altra volta il suo campo di azione ben al di là dell’Europa, dove è rimasta confinata per di più di un mezzo secolo. Nella crisi del Darfur, questa provincia sudanese devastata dalla guerra civile, la Nato (OTAN) si è imposta come un attore importante, partecipando alla conferenza dei “bailleurs de fonds” ad Addis-Abeba (Etiopia). L’Unione africana (UA) cerca di rinforzare i mezzi dell’ Amis (African Union Mission in Sudan),la sua forza di pace nel Darfur, facendo passare i suoi effettivi 2 700 soldati a 7 700 da qui a fine settembre. Se i paesi africani hanno le truppe necessarie, non hanno mai avuto i mezzi per attrezzarli , di trasportarli o di sostenerli. Ove l’appello alla comunità internazionale. E una abile messa in concorrenza dei “cacciatori di fondi”, in particolare tra la Nato e l’Unione europea. Questa qui ha d’altronde promesso ieri una serie di aiuti, senza andare a lanciare una operazione militare, come nell’Ituri (Repubblica democratica del Congo), nel 2003.
Ma la Nato non è rimasta.
“Abbiamo l’intenzione di assistere l’Unione africana nel Darfur”, ha affermato il suo segretario general, Jaap de Scheffer. La Nato, come l’Unione europea d’altronde, non invierà delle truppe- quello che rifiuta categoricamente il Sudan- ma fornirà un aiuto ai paesi africani in materia di trasporti, di formazione o di assistenza.[…] Questa implicazione della Nato in Africa dispiace sovranamente alla Francia, che non giura che dall’UE.
“L’idea di una rivalità [tra l’UE e la Nato, ndr] non si pone”, assicurava la ministra francese della Difesa, Michéle Alliot-Marie, mentre che il “Quai d’Orsay” evocava la “complementarietà” tra i due. Non impedisce alla Francia di dettagliare ieri la lista dei mezzi militari che metteva “a disposizione dell’UE”:una decina di ufficiali pianificatori, 1 200 ore di volo d’aerei di grossi carichi, dei mezzi aerei di sorveglianza, con un “Mirage F1-CR”, un’Atlantica-2 e un “ravitailleur C-135” (un aereo di rifornimento, ndr).
Ma, per la Nato, niente! Invece Parigi è da molti anni uno dei contribuenti maggiori delle operazioni della Nato nel Kossovo e dal 2002 in Afganistan. L'impegno dell’OTAN (Nato) nel Darfur è stato direttamente sollecitato dagli Africani.
Il presidente dell’UA, il maliano Alpha Oumar Konaré, si era recato alla sede dell’Alleanza atlantica, il 17 maggio, dove li aveva fatti partecipe dei suoi bisogni. Questa richiesta faceva seguito a una visita di Konaré a Washington, all’inizio aprile, nel corso della quale si è intrattenuto con il segretario di Stato, Condoleezza Rice. “Chi ha suggerito l’idea di fare appello alla Nato nell’orecchio di Konaré? Si ironizza a Parigi.
Questo arrivo della Nato in Africa è solo una prima tappa. Dall’anno prossimo, delle manovre della Forza di reazione rapida della Nato( Nato Response Force), previste in Mauritania, avranno luogo nelle isole africane del Capo-Verde. Con, questa volta- la partecipazione francese!