Dall'altra parte del vetro: scopriamo i nostri redattori di Radio Radicale
MELTING - POT é un programma che ha come scopo, di aprire una finestra di tipo politico e socio-culturale sul mondo africano, luogo di antiche tradizioni e di diaspore dalle origini lontane, ed a volte con conflitti mai risolti. Oltre a questo, l'attenzione sarà rivolta anche agli incontri internazionali, sulle tematiche e problematiche non solo africane, ma anche del mondo.
- Questa rubrica di Mohamed BA, sarà arricchita con documenti audio e video relativi a convegni o servizi, interviste, notizie di agenzie e quanto altro possa servire a contribuire alla conoscenza, alla Ri-conoscenza e alla difesa delle espressioni culturali- universali.
- Un augurio di buona navigazione, nel approfondire la ricerca, nei "meandri" della antropologia culturale africana e occidentale. Ed ai "profani" l'augurio di scoprire l'altra faccia del Metissaggio culturale-Universale.
Inspirato dall'episodio glorioso del 1966, il Senegal organizza per la
fine del 2006 una nuova grande festa della cultura africana.
Dakar, quaranta anni dopo Il terzo festival mondiale delle arti negre (Fesman),che dovrà aver luogo a Dakar nel dicembre 2006, prende forma. Se non si conosce ancora il programma, almeno si può avanzare l'inno che sarà composto da Manu Dibango su delle parole scritte da Gilberto Gil, ministro della cultura del Brasile. Questo paese sarà in effetti l'ospite d'onore della manifestazione.
Annunciato nel dicembre 2003 dal governo senegalese, la tenuta del Fesman è lungamente rimasta un vago progetto. Si poteva sapere solo che la data definita, corrispondeva al quarto anniversario del primo festival dello stesso genere, ma anche al centesimo anniversario della nascita dell'ex-Presidente Léopold Sédar Senghor,deceduto nel dicembre 2001, che ne è in qualche modo il padre spirituale. Per capire l'importanza simbolica di questo progetto, bisogna risalire agli anni che seguono la seconda Guerra Mondiale e la nascita di "Présence africaine", a Parigi, nel 1949.
Dopo aver creato la casa editrice e la rivista con questo nome, affinché si potesse "dare una voce ai "griots" della nuova età", il Senegalese Alioune Diop pensò necessario di riunirli in un quadro di un grande incontro internazionale. E' cosi che fu organizzato nel settembre 1956, sempre a Parigi, il primo Congresso mondiale degli scrittori ed artisti neri. Un secondo congresso seguì, questa volta a Roma, nel 1959, nel corso del quale fu deciso il principio di una grande festa della cultura africana in tutte le sue forme di espressione.
Per tre settimane, dal 1° al 21 aprile 1966, Dakar accolse i più grandi neri del mondo. Duke Ellington, Myriam Makeba, Josephine Baker erano nella rosa dei nomi. Ventiquattro paesi erano rappresentati dalle "troupes teatrali", delle orchestre, dei gruppi coreografici. Il Museo dinamico, inaugurato per l'occasione raggruppava seicento "des plus belles pièces" dell'arte negra distribuite nei musei o delle collezioni del mondo.
Per il presidente Senghor, questa manifestazione era lo sbocco del suo combattimento per la riconoscenza dei valori della "negritudine" e del contributo del mondo nero alle grandi correnti della cultura universale. L'ora era arrivata, dopo secoli di occultazione, di manifestare con fierezza il suo proprio genio. Bisognava aspettare febbraio 1977 perché fosse organizzato, a Lagos, il II° Festival mondiale delle arti negre. Ma quello non ha avuto lo stesso risultato. E' per questo che l'idea di riannodare con l'episodio glorioso di Dakar é potuto apparire seducente.
Qualche mese dopo l'annuncio del terzo festival, un sito (www.fespan.org) è stato creato nel marzo 2004, ma solo qualche segnalazione di ordine generale sono state fornite agli "internautes".Le cose sembrano precisarsi dall'inizio di questo anno. Nel Febbraio, un coordinatore è stato nominato nella persona dello scrittore Alioune Badara Béye, promosso poco tempo prima come - presidente della Federazione internazionale degli scrittori di lingua francese (Fidelf). E, il 22 aprile, il "Fesman 2006" è stato ufficialmente lanciato dal Teatro Nazionale Daniel Sorano nel corso di una cerimonia animata specialmente, dall' "Ensemble lyrique traditionnel".
Questa terza edizione, ha indicato Alioune Badara Béye, non sarà una ripetizione delle due precedenti, che avevano per scopo di riconciliare l'Africa con se stessa dopo i periodi oscuri della schiavitù e della colonizzazione. Non si tratta solo di difendere e illustrare i valori del mondo nero, ma di "convocarli" per rilevare le sfide dello sviluppo durevole.
L'organizzazione della manifestazione non si svolgerà senza provocare delle polemiche a Dakar. Se la data non è stata scelta a caso, poiché corrisponde al quarantesimo anniversario del primo festival, questo evento inizierà qualche mese solamente dopo la settima edizione della Biennale dell'arte africana contemporanea (Dak'Art), prevista nel maggio 2006. Alcuni hanno pensato che questa ultima potrebbe essere annullata. Interrogata su questo, Safiatou N'Diaye Diop, ministro senegalese della Cultura e del Patrimonio storico, ha affermato che questi sospetti sono infondati.
La Biennale, ha spiegato, anche se riceve un aiuto dallo Stato, è una struttura autonoma e perenne. Essa è d'altronde dedicata alle soli arti plastiche, mentre tutte
le forme di espressione artistiche saranno rappresentate al festival: teatro, cinema, musica, letteratura, danza...
Alcune voci dell'opposizione gridano oltre che per il recupero politico, indignandosi con il presidente Wade che utilizza a suo profitto l'eredità di Senghor, dopo aver combattuto la sua azione per lunghi anni.
Resta la questione finanziaria. Circa cinquecento invitati del mondo intero sono in previsione per l'evento, e il budget previsionale è circa 7 miliardi di F CFA (circa 10, 5 milioni di euro), che è meglio di niente. Per ora, una busta di 500 milioni di F CFA è stata assegnata al comitato preparatorio per andare a coinvolgere i prestatori di fondi.(Francoscope)
In omaggio a Senghor
Opera poetica
"J'écris d'abord pour mon peuple.
Et celui-ci sait qu'une Kòra n'est pas
une harpe non qu'un Balafond un piano.
Au reste, c'est en touchant les Africains
de langue française que nous toucherons
mieux les Français et, par-delà mers
et frontières, les autres hommes."