MELTING-POT   "Métissage Culturel - Universel"
"Metissaggio e dialogo delle culture"

MELTING - POT é un programma che ha come scopo, di aprire una finestra di tipo politico e socio-culturale sul mondo africano, luogo di antiche tradizioni e di diaspore dalle origini lontane, ed a volte con conflitti mai risolti. Oltre a questo, l'attenzione sarà rivolta anche agli incontri internazionali, sulle tematiche e problematiche non solo africane, ma anche del mondo.

- Questa rubrica di Mohamed BA, sarà arricchita con documenti audio e video relativi a convegni o servizi, interviste, notizie di agenzie e quanto altro possa servire a contribuire alla conoscenza, alla Ri-conoscenza e alla difesa delle espressioni culturali- universali.

- Un augurio di buona navigazione, nel approfondire la ricerca, nei "meandri" della antropologia culturale africana e occidentale. Ed ai "profani" l'augurio di scoprire l'altra faccia del Metissaggio culturale-Universale.

DIRITTI DELL’UOMO

Il rapporto annuale del dipartimento di Stato sulla buona condotta democratica

Africa subsahariana: disapprovazione in tutte le direzioni

Se si giudica dal numero di pagine che li consacra il dipartimento di Stato, lo Zimbabwe, il Sudan, la RD –Congo e la Costa d’Avorio sono i quattro paesi dell’Africa subsahariana più interessati dalle violazioni dei diritti dell’uomo. A certi riguardi, il rapporto appare così come una requisitoria assortita da un verdetto senza appello.
“Il governo dello Zimbabwe scrivono per esempio ai suoi autori, svolgono una campagna concertata di violenza, di repressione e di intimidazione, che si caratterizza da un disprezzo completo per i diritti fondamentali, lo Stato di diritto e il benessere dei cittadini.” Essi denunciano particolarmente le brutalità all’incontro dei oppositori politici e dei dirigenti sindacali, le numerosi interdizioni dei giornali privati e la messa in opera di una riforma agraria, che si é tradotta in confisca delle terre dei fattori bianchi. Lentamente ma di sicuro, Robert Mugabe diventa “uno dei nemici intimi” degli Stati- Uniti. Logicamente, il testo é stato accolto a Harare come la espressione di un accanimento imperialista. Non é sicuro che questo scambio sterile non abbia contribuito molto al miglioramento della situazione prima delle elezioni legislative che dovevano aver luogo il 31 marzo. Le autorità dello Zimbabwe hanno rifiutato la presenza di osservatori americani ed europei.

Secondo “bersaglio” americano: il Sudan. “Le autorità, nota il dipartimento di Stato, continuano a ristringere tutte le libertà, da quella riguardante la libertà di espressione, di riunioni e di associazione, dalla libertà di stampa, dalla libertà religiosa o dalla libertà di spostamenti dei cittadini.” Se il rapporto saluta gli accordi di pace concluso tra le autorità e l’Armata popolare di liberazione del Sudan (SPLA), dopo ventun anni di conflitto nel sud del paese, esso si ritarda prima di tutto sulla situazione nel Darfur. In breve, il presidente Omar al-Bechir é più che mai una paria. Il verdetto più contrastato riguarda la RD.Congo. Ingaggiato in un compito titanico di riunificazione del paese e del raddrizzamento economico, il governo di Joseph Kabila beneficia di una certa indulgenza. Le esazioni perpetuate dalle forze di sicurezza non sono passate sotto silenzio, ma il dipartimento di Stato attira soprattutto l’attenzione sul “pericolo rappresentato dai gruppi armati e dalle milizie che si spostano da un paese ad un altro nella regione dei Grandi Laghi e se la prendono con i civili”.
In Costa d’Avorio, i protagonisti della crisi, (sono addossati l’uno contro l’altro) rimandati dosso a dosso, le forze governative ed i ribelli accusati di essere consegnati a degli “abusi”. Il susseguirsi degli eventi del mese di novembre 2004 é accuratamente ricostituito, dall’attacco lanciato dall’armata ivoriana contro le Forze nuove e l’accantonamento delle operazioni “Licorne” fino alle manifestazioni anti- francesi. Il dipartimento di Stato torna ugualmente sulla repressione degli assembramenti della opposizione, il 25 e 26 marzo ad Abidjan (almeno cento morti, secondo l’ONU): la responsabilità delle forze di sicurezza é chiaramente messa in causa. Da parte della ex- ribellione, gli scontri tra i partigiani di Guillaume Soro e quelli del sergente-capo Ibrahim Coulibaly sono evocati. Altro dossier: l’assassinio di Jean Hélène, il corrispondente di RFI, e la sparizione di Guy-André Kieffer. Per il resto del continente, il rapporto si imparenta, da un paese all’ altro in un genere di catalogo di estorsioni: brutalità della polizia, ostacoli alle libertà, condizioni di detenzione detestabili, impunità giudiziarie, discriminazioni religiose, lavoro dei bambini, traffico di esseri umani, ecc…
La Nigeria é particolarmente mirato. Nel Camerun, il rapporto cita numerosi casi di tortura e di arresti arbitrari di oppositori. A un minimo grado, il corso della violenza delle forze dell’ordine del Gabon é stato ugualmente denunciato. In Guinea equatoriale, dove le riserve petroliere suscitano delle ben avidità, il presidente Obiang Nguema é nonostante tutto stato invitato a democratizzare il suo regime. Nel Congo-Brazzaville, l’accento é messo sugli intrighi di certi elementi dell’armata e sulla situazione nella regione del “Pool”, dove si trovano le milizie del pastore Ntoumi. In Sierra Leone e in Liberia, Washington prende atto dei progressi registrati dopo anni di una spaventosa guerra civile, ma sottolinea che le popolazioni sono sempre localmente aggredite dai capi di guerra. Alcuni buoni allievi, tra cui il Senegal e il Mali, sono niente di meno distinti: in questi due paesi, “i governi rispettano i diritti dei loro cittadini”, anche se le condizioni di arresto e di detenzione possono essere sensibilmente migliorate.