MELTING-POT   "Métissage Culturel - Universel"
"Metissaggio e dialogo delle culture"

MELTING - POT é un programma che ha come scopo, di aprire una finestra di tipo politico e socio-culturale sul mondo africano, luogo di antiche tradizioni e di diaspore dalle origini lontane, ed a volte con conflitti mai risolti. Oltre a questo, l'attenzione sarà rivolta anche agli incontri internazionali, sulle tematiche e problematiche non solo africane, ma anche del mondo.

- Questa rubrica di Mohamed BA, sarà arricchita con documenti audio e video relativi a convegni o servizi, interviste, notizie di agenzie e quanto altro possa servire a contribuire alla conoscenza, alla Ri-conoscenza e alla difesa delle espressioni culturali- universali.

- Un augurio di buona navigazione, nel approfondire la ricerca, nei "meandri" della antropologia culturale africana e occidentale. Ed ai "profani" l'augurio di scoprire l'altra faccia del Metissaggio culturale-Universale.

AFRICA DEL SUD

L’ex- capo di Stato continua a vivere una pensione (ritirata) attiva.

Mandela in campagna

Nelson Mandela abbasserà la guardia? Nel giugno 2004, alla vigilia del suo 86° anniversario, egli aveva annunciato che si sarebbe ritirato dalla vita politica. Ma, all’inizio di gennaio, aveva preso la parola pubblicamente per rompere un tabù annunciando che suo figlio era morto di AIDS: un modo di far suonare nuovamente la mobilitazione contro la pandemia. Il 4 febbraio a Londra, egli si associava alla campagna contro la povertà condotta da numerose ONG umanitarie. Debole, avvolto in un grande mantello nero e appoggiandosi ad un bastone, ha gridato giustizia e chiamato i paesi ricchi a rispettare i loro impegni presi nel 2000, ridurre la povertà da qui a metà del 2015. “Ma per ora, il ritardo, il ritardo é tragico. (…) La povertà e le ineguaglianze sono dei terribili flagelli del nostro tempo che hanno il loro posto al fianco della schiavitù e dell’apartheid”, ha dichiarato Mandela. All’invito di Gordon Brown, il grande argentiere britannico, Madiba (Mandela) aveva accettato di recarsi a Londra per convincere i paesi del G7, che presiede questo anno il Regno - Unito, di sostenere la sua idea del “Piano Marshall” per l’Africa. Ai ministri delle finanze del G7 riuniti nella capitale britannica, Mandela ha lanciato: “Sono qui per chiedere giustizia. Ne avete la capacità.” Li ha esortati a raddoppiare l’aiuto allo sviluppo ed annullare la totalità del debito multilaterale e quello bilaterale. Grande soddisfazione del “rocker” irlandese Bob Geldof per il quale “Mandela non é il presidente dell’Africa. Egli é il presidente del mondo”. In ogni caso, é un uomo il quale, per la sua sola presenza, può fare la differenza.

OMAGGIO
Raymond Mhlaba, Compagno di lotta di Mandela

NON RIMANE CHE MANDELA.


Dei quattro membri del comitato esecutivo dell’ANC che costituirono in segreto “l’alto organo” del partito interdetto al penitenziario di “Robben Island”, solo il più celebre vive ancora. Dopo Govan Mbeki e Walter Sisulu, é Raymond Mhlaba che si é spento il 20 febbraio scorso a “Port-Elisabeth”, all’età di 85 anni. Più discreto, ma tutto così ribelle, Mhlaba aveva molto presto raggiunto la lotta contro l’apartheid, prima nel partito comunista “SACP” (South Communist Party). Giovane operaio imbianchino a Port-Elisabeth, egli ha condotto i scioperi del 1948, si é ingaggiato in seno del Congresso nazionale africano (ANC) ed é stato uno dei suoi primi “leaders” ad essere arrestato dalle autorità bianche nel 1952, durante la campagna di diffidenza. Nel 1962, in quanto fondatore del ramo armato dell’ANC (Umkhonto We Sizwe), viene mandato in Cina per addestrare lì un gruppo di militanti. Al suo ritorno, é condannato alla prigione a vita durante il processo di “Rivonia”. Liberato nel 1989, quattro mesi prima di Mandela, viene eletto membro del comitato esecutivo dell’ANC nel 1991 (essendo altrettanto membro del SACP), partecipa ai negoziati con i bianchi e ottiene , nel 1994, il posto di Primo ministro della sua regione natale, che diventa la “Eastern Cape”. Colui che i suoi concittadini soprannominavano con rispetto “tata Raymond” lascia il potere nel 1997 per terminare la sua carriera come Alto- Commissario in Uganda e in Ruanda. All’indomani della sua morte, Nelson Mandela gli ha reso omaggio, salutando in lui “una delle figure le più fedeli al nostro movimento, qualcuno la cui vita e il lavoro rappresentavano i più alti valori della nostra lotta”.